Argentario

ArgentarioPorto Ercole - Argentario. Diritto d'autore: buffy1982 / 123RF Archivio Fotografico

Presentazione


L'Argentario è una meta davvero privilegiata per il turismo balneare, le splendide risorse naturali e storiche ne fanno un luogo di vacanza eccellente in ogni periodo dell'anno.
Il promontorio dell'Argentario è in realtà un'isola, unita alla terraferma solo da due lunghe strisce di sabbia, dette tomboli, e da una diga centrale fatta costruire nel 1824 dal Granduca di Toscana Leopoldo II. All'interno di queste lingue di sabbia è racchiusa la zona lagunare più grande del Tirreno, mecca dei naturalisti appassionati che qui trovano una vegetazione unica e possono incontrare una grande varietà di animali, specialmente uccelli sia stanziali che migratori.
Rocce aguzze che si innalzano sul mare come torrioni, cespugli di macchia mediterranea verdi e intensamente profumati, forre e canali profondi, fortificazioni imponenti e borghi storici, acque purissime e punti panoramici da sogno, come la sommità del Monte Telegrafo da dove si gode lo spettacolo del sole che tramonta alle spalle dell'Isola del Giglio: l'Argentario offre tantissimi scorci scenografici di grande impatto, veri e propri angoli da sogno immersi in un'atmosfera selvaggia e al tempo stesso serena, assolutamente unici.
Il paesaggio bellissimo, il clima straordinariamente mite in ogni periodo dell'anno, l'ambiente marino perfettamente conservato e brulicante di vita, assieme a tutti i servizi di cui il turista ha bisogno: l'Argentario, forte di un'ormai consolidata esperienza nell'arte di ricevere, offre bar, caffè, ristoranti, negozi e locali notturni per completare l'impareggiabile offerta naturalistica con un pizzico di sobria mondanità.
Porto Santo Stefano, Porto Ercole e Orbetello offrono standard altissimi per il turismo balneare, sia in termini di strutture ricettive che di servizi offerti al visitatore: la loro lunga fama di località balneari garantisce oggi un'offerta collaudata e gli ospiti mostrano il loro gradimento tornando spesso di anno in anno. Qui possono trovare la sistemazione ad hoc per trascorrere una vacanza indimenticabile sia le famiglie con bambini che i giovani in cerca di un turismo "diverso", a stretto contatto con la natura. Chi cerca il frastuono delle discoteche e la baldoria fino all'alba, farà meglio a dirigersi altrove.
L'Argentario offre una vastissima gamma di occasioni per avventurarsi alla scoperta dell'angolo più meridionale della Maremma Toscana, dal trekking alle mountain bike, dalla vela alla subacquea, fino alle passeggiate nei borghi storici e fra gli scavi archeologici. L'Argentario costituisce anche un'ottima base di partenza per le escursioni a cavallo nel cuore della Maremma più selvaggia e lungo le tracce dell'affascinante civiltà etrusca. Le terme di Saturnia sono a due passi, mentre da Porto Santo Stefano partono le escursioni alle isole del Giglio e di Giannutri, due gioielli dell'Arcipelago Toscano situati proprio dirimpetto alla costa d'argento. L'Argentario è anche molto ricco di grotte, meta di appassionati speleologi e naturalisti, mentre chi cerca il raccoglimento e la spiritualità può salire fin sulla cima del Monte Argentario e raggiungere l'antico eremo dei Padri Passionisti.
Non mancano ovviamente i prodotti tipici di qualità, primo fra tutti il vino Doc Ansonica Costa Argentario, prodotto soltanto in questa zona della Maremma con vitigni rigorosamente autoctoni. L'Argentario offre una solida tradizione di ristorazione, sono moltissime le trattorie e i ristoranti che servono piatti semplici preparati con ingredienti genuini di provenienza locale, dal sapore antico ma di eccellente qualità.

Storia


L'Argentario è quasi un mondo a sé, legato alla terraferma solo da due sottilissime lingue di sabbia protetto dalla laguna ed ancora dall'aspetto selvaggio nonostante la ricchezza accumulata grazie ai fasti del turismo.
Restano molti dubbi sull'origine del nome, poiché non sembra plausibile l'interpretazione che farebbe derivare Argentario da argento, con riferimento alla famiglia dei grandi banchieri Domizi Enobarbi che nella zona avevano molte proprietà. Numerosi ritrovamenti dimostrano che l'Argentario era abitato già in epoca antichissima e gli Etruschi sicuramente lo frequentarono, anche se la totale assenza di ritrovamenti legati alla loro civiltà fa supporre che gli attribuissero scarso peso economico e strategico.
Furono i Romani dunque i primi a colonizzare stabilmente l'Argentario e le numerose ville patrizie erette a Santa Liberata, Poggio alle Forche, Sgalera, Pozzarello, Cala dei Pozzoni, Torre Cavello e a Le Piane dimostrano che già gli aristocratici romani si lasciavano sedurre dal fascino selvaggio della costa d'argento e dal suo mare limpido. Dopo il crollo dell'impero romano, l'Argentario decadde riducendosi ad un borgo di pescatori fino all'arrivo dei pisani prima e dei senesi poi. Furono proprio i signori di Pisa e Siena a fortificare l'Argentario per difenderlo dalle incursioni dei pirati ed è a loro che si deve la costruzione dei due porti principali dell'isolotto, Porto Ercole e Porto Santo Stefano. Le opere di fortificazione dell'Argentario proseguirono anche dopo la caduta di Siena, quando entrò a far parte dello Stato dei Presidi spagnoli: i governatori locali fecero costruire i bastioni che ancora oggi circondano gli approdi di Porto Ercole e Porto Santo Stefano.

Argentario protetto


Sul piccolo territorio dell'Argentario si trovano ben tre aree protette: le Oasi di Orbetello e di Burano e la Duna di Feniglia conservano il volto antico della Maremma, quello che si è salvato dalle imponenti opere di bonifica che per sconfiggere la malaria hanno prosciugato interi laghi e cancellato vastissime paludi, alterando per sempre la fisionomia originaria di questa terra.L'altissima concentrazione di aree tutelate su un territorio relativamente poco esteso, fa sì che l'Argentario si ponga come un vero paradiso per gli amanti della natura che qui troveranno la quintessenza della Maremma, una sintesi esemplare dei suoi diversi ecosistemi originari.

L'Oasi di Orbetello


L'Oasi di Orbetello fu istituita nel 1972 ed è gestita direttamente dal WWF per salvaguardare un ecosistema straordinariamente vasto che comprende una laguna salmastra, le dune costiere coperte da una fitta macchia mediterranea, alcuni stagni di acqua dolce, pinete e boschi di sugheri, pioppi e frassini. L'oasi si estende sulle due Lagune, dette di Ponente e di Levante, che si sono formate in mezzo ai due cordoni di sabbia che collegano il Monte Argentario alla costa. Le strette lingue di sabbia, chiamate Tomboli della Giannella e di Feniglia, sono essi stessi oggetto di salvaguardia e gli specchi d'acqua che delimitano prendono il nome di Laguna di Orbetello. Il complesso delle due lagune si estende su circa 2700 ettari e presenta caratteristiche sensibilmente diverse sul lato di Ponente e su quello di Levante. La Laguna di Levante ha acque molto profonde e per questa ragione attira numerosi uccelli che si nutrono sul fondo, come le folaghe, le anatre tuffatrici, gli svassi, i tuffetti e i cormorani.
Il livello di salinità delle acque è inferiore rispetto a quello della Laguna di Ponente, perciò sotto la riva si formano canneti che danno rifugio a molte specie di rallidi e a piccoli passeriformi. La riva del Tombolo di Feniglia, che si affaccia sulla laguna, è invece coperta dai cespugli di una fitta macchia mediterranea in mezzo alla quale si aprono stagni frequentati da garzette, aironi, germani reali e cavalieri d'Italia. La parte centrale del Tombolo ospita una pineta artificiale, intervallata da lecci e sughere: protetta dal Corpo Forestale dello Stato, dà rifugio a daini, conigli selvatici, istrici, tassi e volpi. Vi nidificano anche il cuculo, il picchio rosso e il picchio verde, l'allocco e la ghiandaia di mare.
La duna sabbiosa di Feniglia ha dato anche una bella lezione agli speculatori dediti alla deforestazione per scopi lucrativi: il tombolo si formò circa 4000 anni fa e pian piano sulla lingua di sabbia si radicò una fitta selva che la stabilizzava, impedendone l'arretramento verso la laguna. Nell'Ottocento, il comune di Orbetello vendette il tombolo ad alcuni privati che avviarono il disboscamento della foresta litoranea per garantire spazi per il pascolo ed l'estrazione del carbone. Il risultato fu che l'erosione cominciò a distruggere la duna, spingendo la sabbia verso la laguna: la duna si interrava progressivamente creando ulteriori focolai di malaria, ma nonostante le prime devastanti conseguenze la deforestazione della duna di Feniglia è proseguita fino ai primi del Novecento.
Solo nel 1911 il comune riuscì a riappropriarsi del tombolo ed avviò i lavori di consolidamento dell'arenile e di rimboschimento, mettendo a dimora pini, pioppi e cipressi. Nel 1971 venne finalmente istituita la Riserva forestale di protezione della Duna di Feniglia che oggi tutela uno dei più belli esempi di selva litoranea di tutte le coste italiane, mettendola al riparo dalla miopia e dall'irresponsabilità degli speculatori, acerrimi nemici della natura.

La Laguna di Ponente


La Laguna di Ponente offre l'ambiente tipico delle paludi salmastre, con acque salate e poco profonde dove affiorano distese di fango: dopo lunghe battaglie, anche questo ramo della Laguna di Orbetello venne dichiarato Oasi protetta nel 1971 ed affidato in gestione al WWF che negli anni '80 ha acquistato anche il vicino bosco di Patanella, costituito da pini, sughere e macchia mediterranea. Oggi la Laguna di Ponente offre al naturalista sentieri ben tenuti e numerosi punti di avvistamento per il birdwatching. Complessivamente la Laguna di Orbetello è una delle aree umide e paludose più importanti d'Italia: la costa tirrenica è una via naturale di migrazione e le poche aree palustri sopravvissute alle bonifiche e alla speculazione costituiscono un patrimonio inestimabile, vitale per la sopravvivenza di tantissime specie animali.
L'abbondante vegetazione acquatica e le migliaia di invertebrati che vivono nelle acque della laguna attirano un numero altissimo di specie di uccelli: nella Laguna di Orbetello sono state censite ben 257 specie, di cui almeno 70 scelgono questa zona per nidificare e riprodursi. Aironi, fenicotteri rosa, cormorani, falchi pellegrini e migliaia di altri esemplari offrono uno spettacolo unico al turista sensibile alle ragioni dell'ambiente e che sappia usare il dovuto rispetto verso un ecosistema meraviglioso ma anche assai delicato.
L'Oasi di Orbetello può essere visitata da settembre ad aprile e per accedere alle zone interdette al pubblico transito è necessario rivolgersi al centro visite, presso il Casale della Giannella, raggiungibile lasciando l'Aurelia all'altezza di Albinia.

L'Oasi di Burano


L'Oasi di Burano, quasi al confine che separa la Toscana dal Lazio, completa il panorama naturalistico dell'Argentario: il lago di Burano, dominato da un'antica torre di pietra eretta nel Seicento dagli Spagnoli come punto di avvistamento contro i pirati, è un luogo di sosta eccellente per tantissime specie di uccelli sia migratori che stanziali. Il Lago di Burano è un vero gioiello naturalistico perché rappresenta una sintesi efficacissima dei paesaggi e degli ecosistemi che caratterizzavano la Maremma originaria, prima del tempo delle bonifiche. Si tratta infatti di un tipico stagno "retrodunale", di quelli che si formano quando un corso d'acqua non riesce a trovare uno sbocco al mare perché ostacolato dalle dune di sabbia.
Ad occuparsi dell'Oasi di Burano è il WWF che già nel 1967 stipulò con i proprietari un contratto per gestire l'area a fini di conservazione e tutela naturalistica. Il Lago di Burano è una sorta di polmone sempre attivo che riceve acqua dolce dai canali di scolo delle campagne vicine e dalla falda sotterranea, ed è collegato al mare grazie ad un canale parzialmente artificiale. Partendo dal mare si incontrano prima una fascia prettamente salmastra popolata da piante lacustri, poi i bassi cespugli tenacemente aggrappati alle dune fino alla fascia di foresta mediterranea costituita da sughere, lecci e roverelle. Le acque del lago sono ricche di pesci e molluschi, nella macchia abbondano gli insetti e i rettili, fra i quali anche la tartaruga terrestre che proprio a Burano trova una delle ultime zone di grande diffusione.
Tassi, istrici, ricci, volpi, donnole e puzzole costituiscono la famiglia dei mammiferi stanziali, mentre purtroppo sembra che la lontra abbia definitivamente abbandonato quest'area, probabilmente a causa della riapertura della caccia ai suoi danni. Quasi impossibile è invece elencare le specie di uccelli che scelgono di sostare al Lago di Burano, per ritemprarsi dalle fatiche dei voli migratori oppure per nidificare e riprodursi in un ambiente protetto, dove pericoli e minacce sono piuttosto scarsi. Gli ultimi rilevamenti sul Lago di Burano hanno documentato la presenza di oltre 20.000 uccelli nel periodo invernale, che è indubbiamente il migliore per gli appassionati birdwatcher che potranno davvero sbizzarrirsi, immersi in un ambiente di intensa suggestione e dalle caratteristiche irripetibili.

Argentario Sommerso


L'ottimo stato di conservazione dell'ambiente marino e la morfologia spettacolare della costa fanno dell'Argentario una meta ambita per gli appassionati di subacquea.
Indichiamo soltanto alcune delle immersioni che si possono fare nelle acque cristalline davanti al promontorio, dove la purezza del mare garantisce la vita di tante specie animali e di una flora sottomarina fra le migliori del Tirreno.
Tra Cala Cacciarella e Cala Grande c'è una punta rocciosa dove è interessante immergersi per scoprire la statua del Cristo Redentore, posizionata sott'acqua dal Circolo sub di Porto Santo Stefano in memoria di un amico scomparso: l'immersione, adatta anche ai principianti, permette di incontrare murene, scorfani e gronchi, mentre sulle pareti abbondano le gorgonie gialle. I neofiti possono visitare anche le Secche dell'Isola Rossa dove attorno agli scogli frastagliati si trovano varie specie di pesci ed una flora molto ricca.
La Punta di Cala Grande offre invece un'immersione adatta ai sub di medio livello, che potranno vedere i grossi massi sagomati dalle correnti sotto ai quali si rifugiano le cernie. Con la stessa preparazione si può affrontare anche l'immersione di Torre Ciana dove a circa 15 metri di profondità si trovano numerosi massi franati in mare, attorno ai quali si radunano moltissime forme di vita bentonica e non è escluso l'incontro con la cernia bruna. Solo i sub più esperti potranno invece affrontare l'immersione dallo Scoglio dell'Argentarola, sulla punta ovest dell'isola omonima, dove si ammirano bellissime gorgonie rosse e margherite di mare: con molta cautela si può esplorare anche la grotta vicina. La Secca del Corallo è uno dei più famosi e variopinti siti del promontorio, dove si alternano canaloni e grotte abitati da ombrine di scoglio e grossi dentici: anche questa escursione è riservata a sub dalla collaudata esperienza. I veterani della subacquea apprezzeranno sicuramente la Secca di Capo d'Uomo: si arriva fino ai quarantacinque metri di profondità scendendo lungo ricche stratificazioni coralligene dai colori brillanti e vivissimi e si incontrano animali bentonici, ricciole e dentici. La Secca della Maddalena è ancora un volta riservata a sub con un alto livello di preparazione: si arriva fino a trentacinque metri sotto la superficie e sul fondo è possibile incontrare razze e torpedini. La parete ricca di gorgonie sotto Punta Avoltore è adatta agli esperti che desiderano un incontro con cernie e pesci pelagici, mentre anche chi ha solo un livello medio di preparazione può immergersi a Punta Naso di Papa, dove grossi massi franati in mare e coperti di gorgonie rosse e gialle, danno rifugio costante a saraghi, orate e dentici mentre diverse specie di nudibranchi passano di qui solo sporadicamente.

Da visitare


L'Argentario è il salotto buono del Mediterraneo, Porto Ercole e Porto Santo Stefano sono le località più "in", come dimostrano le ville immerse nel verde, le barche a vela ormeggiate a Cala Galera, i locali alla moda e le vetrine luccicanti dei negozi.
Chi cerca tranquillità e silenzio, sobrietà e magari una vacanza a contatto con una natura incontaminata farà meglio a visitare l'Argentario scansando i mesi di luglio e di agosto, in periodo meno affollato quando si spengono i riflettori della mondanità e l'angolo più meridionale della Toscana riacquista la sua fisionomia silenziosa e distesa.

Porto Ercole


E' un piccolo gioiello affacciato sul mare toscano: di origini etrusche, divenne un importante porto romano a servizio del vicino scalo di Cosa. Ma sono stati gli spagnoli, nel XVI secolo, a definire la fisionomia del paese che ancora oggi si presenta come un'imponente piazzaforte a guardia del braccio di mare prospiciente Gli spagnoli costruirono la rocca e i poderosi forti di Santa Caterina, di San Filippo e della Stella per completare una strategia difensiva che rese Porto Ercole e l'Argentario praticamente inespugnabili. Questi capolavori di architettura militare sono ancora oggi visitabili e restituiscono la suggestione intensa delle colossali fortezze inespugnate, oltre ad offrire panorami mozzafiato sulla costa e il mare dirimpetto.
Qui morì il massimo pittore del Seicento europeo, maestro indiscusso del realismo pittorico occidentale, il Caravaggio, il cui cadavere fu rinvenuto, in circostanze ancora avvolte nel mistero, il 18 luglio 1610 nei pressi della Duna di Feniglia: Caravaggio è sepolto nella chiesa parrocchiale del paese.
Porto Ercole è divisa in due parti, da un lato la rocca spagnola e il borgo medievale protetto dalle mura senesi, dall'altro il paese moderno con i suoi negozi, alberghi, ristoranti e la rituale passeggiata lungomare. Dal porto inizia la salita verso il Forte di Santa Caterina , mentre da piazza Ricasoli si attraversa la cinquecentesca Porta dell'Orologio per raggiungere piazza Santa Barbara, cuore del borgo e splendido belvedere. Sulla piazza si affaccia il Palazzo in cui abitava il Governatore Spagnolo, eretto nel Cinquecento, semidistrutto dalla guerra e recentemente restaurato. Da qui si sale ancora fino a raggiungere la Rocca Spagnola, che si può visitare accordandosi con l'ufficio turistico comunale.
Da Porto Ercole parte infine una delle strade più affascinanti della Maremma che si snoda lungo la costa dell'Argentario in un susseguirsi di paesaggi straordinari e si conclude a Porto Santo Stefano.
Poco fuori da Porto Ercole si trova l'insenatura di Cala Galera, uno degli approdi più "in" del Mediterraneo assieme a Punta Ala: fra l'abitato del paese e il Tombolo di Feniglia sono ormeggiate le barche a vela dei vip e dai cantieri locali escono alcune delle più belle imbarcazioni del Mediterraneo.

Porto Santo Stefano


Situato all'interno di una pittoresca insenatura, con splendide ville signorili sui fianchi del golfo e giardini curati affacciati sul mare, Porto Santo Stefano è oggi la sede del comune dell'Argentario. Il cuore della cittadina è il porto nuovo, dove sostano barche e pescherecci e partono i traghetti per l'Isola del Giglio e per Giannutri. Da qui si dipartono anche le stradine del centro storico che si arrampicano fino alla seicentesca chiesa di Santo Stefano Protomartire e più su, fino alla Rocca spagnola che domina il golfo. La poderosa rocca a pianta quadrata con decori aragonesi e mura spesse sei metri, è il lascito più evidente degli spagnoli che però, nel XVI secolo, costruirono una fitta serie di torri d'avvistamento, ben quattordici, attorno a Porto Santo Stefano: percorrere la tortuosa strada che tocca le torri di guardia è un'occasione eccellente per ammirare paesaggi tra i più belli della costa toscana.
Una bella escursione è anche quella che, partendo circa a metà strada fra Porto Ercole e Porto Santo Stefano, conduce fino alla sommità della Montagna d'Argento: dopo aver oltrepassato il settecentesco Convento dei Passionisti, impreziosito da un giardino delizioso, si prosegue per circa 4 chilometri fino a raggiungere il Monte Telegrafo, sulla cui sommità si innalza una croce metallica. Da qui il panorama sull'Amiata, le isole dell'Arcipelago e la costa maremmana è davvero superbo.
Porto Santo Stefano vive di turismo e quindi offre una vastissima gamma di servizi a chi sceglie di trascorrere qui le sue vacanze: gli alberghi vanno dal superlusso fino alle sistemazioni a portata di tutti, ottima è la scelta di ristoranti e bar, non mancano le occasioni di divertimento notturno e i negozi alla moda, eccellente l'offerta di attività sportive sia legate al mare e alla subacquea che alla scoperta dell'eccellente patrimonio naturalistico dell'Argentario.

Orbetello


E' uno dei centri più singolari della costa toscana, raccolta su una stretta striscia di terra al centro della laguna omonima ed unita al promontorio dell'Argentario grazie ad una diga artificiale. Centro vivace già per gli etruschi, che ormeggiavano le loro imbarcazioni nel seno riparato della laguna, Orbetello fu conquistata dai romani nel 280 a.C.. Nel Medioevo appartenne all'Abbazia delle Tre Fontane, poi passò agli Aldobrandeschi ed infine a Siena. Nel 1557 entrò a far parte dello Stato dei Presidi spagnolo ed è a questo periodo che risalgono le imponenti fortificazioni che ancora oggi proteggono l'abitato. Sull'altura dove sorgeva l'antica città di Cosa oggi ci sono le ville eleganti dei vip, mentre Orbetello è diventato sia un centro di transito per l'Argentario che una località balneare molto apprezzata.
La storia di Orbetello è conservata nell'Antiquarium ospitato nel Palazzo della Pretura: vi si trovano vasi greci ed etruschi, ceramiche e bronzi, ancore romane, frammenti di sculture e iscrizioni funerarie. Una piacevole passeggiata nel centro di Orbetello parte dall'imponente Porta Nuova, una delle tre anticamente aperte nelle mura Cinquecentesche, vicino al bastione di Santa Maria, al bastione d'Arcos e alla polveriera. Qui inizia il primo tratto delle mura etrusche che si costeggiano fino al Duomo dell'Assunta dalla bella facciata tardo gotica, sollevata su un podio - scalinata. La Torre dell'Orologio domina piazza Garibaldi, mentre da piazza del Popolo si accede all'Antiquarium di Orbetello.
Arrivati sulla diga che divide la laguna si ammira il tratto più suggestivo e meglio conservato delle mura etrusche, vicino al quale sorge un vecchio mulino abbandonato divenuto oggi rifugio prediletto di gabbiani, cormorani e aironi. Orbetello è intimamente legata alla sua laguna, da sempre fonte di ricchezza e cibo: l'anguilla che vive nella laguna è infatti il fiore all'occhiello della gastronomia locale e per celebrare le secolari tradizioni di pesca in laguna, in agosto si tiene la sagra dell'anguilla. Nello stesso periodo si celebra anche il Palio dei Barchini, competizione che risale al 1768, preceduta da uno spettacolare corteo con costumi del periodo spagnolo.
La spiaggia più bella di Orbetello è il Tombolo della Giannella, che chiude la Laguna di Ponente: lunga dieci chilometri è fiancheggiata da numerosi campeggi, alberghi e ristoranti. Orbetello, oltre che una piacevole ed attrezzata località di soggiorno, è anche il punto di partenza ideale per le escursioni naturalistiche alla scoperta della sua laguna, una delle poche aree umide intatte ancora presenti in Italia, con un ecosistema unico e tutto da scoprire. Vicinissime ad Orbetello sono anche le Terme di Osa che offrono acqua sulfurea dalle notevoli proprietà terapeutiche: un ottimo e rilassante diversivo rispetto alla consueta giornata in spiaggia.

Ansedonia


E' un elegante centro balneare immerso nel verde, situato sulle pendici di un colle a sud est di Orbetello. Sulla sommità della collina si trovano le suggestive rovine della potente colonia romana di Cosa, in basso si trova uno dei bracci di mare più limpidi del litorale. Una posizione davvero invidiabile quella di Ansedonia, arroccata su un promontorio roccioso a strapiombo sul mare e al centro di un territorio ricchissimo di testimonianze storiche che nel corso dei secoli ha alimentato affascinanti leggende.
Lo "Spacco della Regina" è una frattura nel monte su cui sorge la cittadina, dove solo una pallida luce verdastra riesce a filtrare: si dice che qui sia precipitata la mitica e bellissima regina Ansedonia, caduta nelle viscere del monte dove demoni e streghe celebravano i loro riti. La "Tagliata etrusca" è invece il lascito di un imponente lavoro che, tagliando la nuda roccia, riuscì a regimare il gioco delle correnti e ad impedire l'insabbiamento del porto, utilizzando le acque che provenivano dal vicino Lago di Burano.
Si tratta di un esempio superbo di ingegneria idraulica, la cui funzionalità si ammira bene nei giorni di mare mosso quando si nota con chiarezza la potente dinamica dei movimenti d'acqua all'interno della "tagliata". A difesa del Porto della Tagliata gli spagnoli eressero la Torre di San Biagio, mentre poco più a sud si trova la Torre della Tagliata che fu anche residenza saltuaria di Giacomo Puccini.
Ai piedi della collina di Ansedonia si trova la Riserva Naturale della Feniglia, una delle aree protette più apprezzate dell'Argentario che protegge l'istmo che collega Ansedonia con l'Argentario: è ricoperta da una splendida pineta ed offre una straordinaria passeggiata che conduce alla spiaggia della Feniglia, un vero gioiello del litorale toscano.
I resti della città di Cosa, proprio sopra il moderno e signorile insediamento di Ansedonia, meritano sicuramente una visita: dal centro del paese si sale fino ai resti della colonia romana creata nel 273 a.C. per controllare i territori di Orbetello e di Vulci.
Fondata appena sette anni dopo la conquista romana di Vulci, Cosa fu costruita e consacrata secondo le usanze etrusche, ma sotto l'egida della legge romana: oggi restano le suggestive rovine degli edifici pubblici, come il Capitolium le mura e numerose cisterne, e nei dintorni sono sparsi molti ruderi di piena età romana, in particolare resti di signorili ville fortificate, la basilica e il lastricato della Via Sacra. La vita a Cosa durò appena 250 anni, poi i romani la abbandonarono per insediarsi in località più vicine al mare: la città rimase comunque un luogo sacro dove i culti pagani continuarono anche nel periodo successivo alla cristianizzazione dell'impero romano. Oggi le rovine di Cosa offrono uno scenario di intensa suggestione, con i resti di antiche civiltà che si aprono su un panorama mozzafiato che comprende lo scorcio di Orbetello, dell'Argentario e di Giannutri.

Capalbio


Sorge sulla rotonda sommità di una collina, a circa 200 metri sul livello del mare, e conserva ancora la magia di antiche atmosfere: immersa nel verde, con il centro storico medievale intatto, ha l'aspetto di un antico castello protetto da mura imponenti, silenzioso ed austero. Qui arriva solo il turismo d'élite, i vacanzieri facoltosi alloggiano in case affacciate su scorci meravigliosi, passeggiano per le stradine strette su cui si aprono archi e feritoie, sormontate dall'antico cammino di ronda e punteggiate da piazzette scenografiche, si godono la splendida e rilassante campagna dintorno. Tranquillità e riservatezza sono garantiti, uno dei tratti di mare più belli della Toscana è a due passi, la suggestione di leggenda non manca, visto che Capalbio è nota fin da tempi antichissimi per aver dato i natali a Romanico Tiburzi, il brigante più famoso della Maremma.
Insomma Capalbio è la quintessenza della Maremma medievale e il miglior modo per godere del suo fascino è percorrere l'antico cammino di ronda che offre un bel colpo d'occhio sul borgo, le colline e la costa. Bello anche il cammino di ronda esterno, che separa le due cinte di mura, sul quale si affacciano ristoranti e negozi. Nelle vicinaze merita una visita il parco artistico  Giardino dei Tarocchi.
Le vicine spiagge brade del Chiarore e della Macchiatonda mostrano il volto selvaggio e incontaminato della costa maremmana, mentre il vicinissimo Lago di Burano è un vero e proprio paradiso per naturalisti e appassionati del birdwatching.
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